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Nizza - La peste – castigo di Dio La diffusione di malattie infettive rappresentò una costante in tutto il medioevo. La situazione sanitaria dei centri abitati e l’assenza di fognature certamente facilitavano lo sviluppo di grandi epidemie, così come la vita famigliare in condizioni igieniche personali precarie, in spazi abitativi circoscritti, con una notevole promiscuità tra persone ed animali. Topi e roditori in genere erano diffusi nelle vie e nelle abitazioni. Ma la “peste nera”, che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353, fu un’autentica pandemia e non risparmiò né Nizza della Paglia, né i borghi che la circondavano. Il male si manifestava con barcollamenti, convulsioni, emorragie, tremori, lividi e bubboni ; i pochi medici non conoscevano alcun rimedio, anzi preferivano essi stessi sfuggire ai rischi del contagio . La medicina del tempo non andava oltre le fumigazioni con erbe aromatiche o l’eliminazione dal corpo dell’humus negativo attraverso la pratica del salasso. Gli uomini, le donne, i bambini morivano in pochi giorni e gli stessi famigliari abbandonavano gli ammalati per il terrore di essere contagiati. Davanti a tanta impotenza e smarrimento prese corpo l’idea che la pestilenza fosse un “castigo di Dio”, una punizione divina per la dilagante corruzione di costumi che caratterizzava l’Europa del ‘300. Si formarono le prime compagnie dei flagellanti e si diffusero pratiche devozionali che si manifestavano in preghiere continue, in processioni e nella devozione assoluta a santi come San Rocco, ancora oggi presente nella nostra tradizione contadina. Divenne consuetudine quasi ossessiva, per il ceto agiato, il testamento, che consentiva di destinare alla Chiesa ingenti patrimoni. Si alimentò, in mancanza di conoscenze scientifiche in merito alle cause reali di questa epidemia, la caccia al “diverso”: ne fecero miseramente le spese streghe ed ebrei. Come sempre dopo ogni momento di smarrimento, anche dopo la terribile “peste nera” tornò il sereno sulla nostra Città e sulla nostra gente. Avviliti e decimati nella popolazione e nelle risorse, i nicesi trovarono nel loro orgoglio e nel loro entusiasmo la voglia di costruire una nuova vita, mentre la gioventù cresceva dopo la tragedia grazie alla tempra e alla tenacia di chi era sopravvissuto ha saputo. Download

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Corteo Storico_267.JPG - Nizza - La peste – castigo di DioLa diffusione di malattie infettive rappresentò  una costante in tutto il medioevo. La situazione sanitaria dei centri abitati e l’assenza di fognature certamente facilitavano lo sviluppo di grandi epidemie, così come la vita famigliare in condizioni igieniche personali precarie, in spazi abitativi circoscritti, con una notevole promiscuità tra  persone ed animali. Topi e roditori in genere erano diffusi nelle vie e nelle abitazioni.Ma la “peste nera”, che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353, fu un’autentica pandemia e  non risparmiò né Nizza della Paglia, né i borghi che la circondavano. Il male si manifestava con barcollamenti, convulsioni, emorragie, tremori, lividi e bubboni ; i pochi medici non conoscevano alcun rimedio, anzi preferivano essi stessi sfuggire ai rischi del contagio . La medicina del tempo non andava oltre le fumigazioni con erbe aromatiche o l’eliminazione dal corpo dell’humus negativo attraverso la pratica del salasso. Gli uomini, le donne, i bambini morivano in pochi giorni e gli stessi famigliari abbandonavano gli ammalati per il terrore di essere contagiati. Davanti a tanta impotenza e smarrimento prese corpo l’idea che la pestilenza fosse un “castigo di Dio”, una punizione divina per la dilagante corruzione di costumi che caratterizzava l’Europa del ‘300. Si formarono le prime compagnie dei flagellanti e si diffusero pratiche devozionali che si manifestavano in preghiere continue, in  processioni e nella devozione assoluta a santi come San Rocco, ancora oggi presente nella nostra tradizione contadina. Divenne consuetudine quasi ossessiva, per il ceto agiato, il testamento, che consentiva di destinare alla Chiesa ingenti patrimoni. Si alimentò, in mancanza di conoscenze scientifiche in merito alle cause reali di questa epidemia, la caccia al “diverso”: ne fecero miseramente le spese streghe ed ebrei.Come sempre dopo ogni momento di smarrimento, anche dopo la terribile “peste nera” tornò il sereno sulla nostra Città e sulla nostra gente. Avviliti e decimati nella popolazione e nelle risorse, i nicesi trovarono nel loro orgoglio e nel loro entusiasmo la voglia di costruire una nuova vita, mentre la gioventù cresceva dopo la tragedia grazie alla tempra e alla tenacia di chi era sopravvissuto ha saputo.


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